I giudici: utilizzati fatti "non rispondenti al vero"
l quotidiano dovrà pagare un risarcimento di 45mila euro nei confronti del leader gappista Rosario Bentivegna, '"diffamato" dagli articoli del 1996. Il legale Chiocci all'Adnkronos: "Grave che sia stata esclusa la legittimità del diritto di critica"
Roma, 7 ago. (Adnkronos) – L'attentato di via Rasella fu un vero e proprio atto di guerra. Legittimo. E' quanto ha stabilito la Cassazione nella sentenza n. 17172 con la quale ha confermato la condanna del ''Giornale'' a pagare un risarcimento di 45mila euro nei confronti del leader gappista Rosario Bentivegna, diffamato, a parere della Suprema Corte, dagli articoli pubblicati nel 1996 dal quotidiano di via Negri, allora diretto da Vittorio Feltri.
Secondo la Suprema corte, ''il Giornale'', nello scrivere dell'attentato di via Rasella, "legittimo atto di guerra rivolto contro un esercito straniero occupante'' e della rappresaglia delle SS alle Fosse Ardeatine, avrebbe utilizzato fatti "non rispondenti al vero'' che ''non possono essere considerati di carattere marginale". In particolare, secondo gli ermellini, l'attentato contro i tedeschi del battaglione 'SS Bozen', non era rivolto contro "vecchi militari disarmati", ma contro "soggetti pienamente atti alle armi, tra i 26 e i 43 anni, dotati di sei bombe e pistole" e le vittime civili dell'attentato non furono sette ma due. E per la Corte di Cassazione "la non rispondenza a verità di circostanze non marginali come l'ulteriore parificazione tra partigiani e nazisti con riferimento all'attentato di via Rasella e l'assimilazione tra Erich Priebke e Bentivegna", sostenuta da Feltri in un editoriale, è da ritenersi "lesiva dell'onorabilità politica e personale" di Bentivegna.
''Sono tutte tematiche affrontate in giudizio ma completamente estranee alla materia del ricorso – precisa all'ADNKRONOS uno dei legali del quotidiano, Martino Umberto Chiocci – Nel ricorso infatti si discuteva della diffamazione in danno di Bentivegna, e il fatto che l'attentato fosse diretto contro militari giovani o anziani nulla rilevava rispetto a questo. Come non è rilevante la circostanza che l'azione di via Rasella fosse o non fosse un legittimo atto di guerra. Il problema era piuttosto se dal punto di vista non giuridico ma politico, etico, strategico quell'attentato messo in atto dai gappisti fosse opportuno o non opportuno. E il fatto che fosse inopportuno era stato dichiarato da più parti e anche da moltissimi esponenti della resistenza''. Quell'atto, dunque, prosegue il legale, ''può essere legittimo e allo stesso tempo criticabile. I giudici, invece, in questo modo hanno escluso la legittimità del diritto di critica e questo è particolarmente grave''.
Fonte: http://www.adnkronos.com/IGN/hp/