NELLE STRADE

murales per Dax e Pesce

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13 OTTOBRE L’ANTIFASCISMO NON SI CANCELLA

13 ottobre a Milano diverse centinaia di compagni e compagne hanno partecipato al presidio in piazza 24 maggio contro la cancellazione dei murales della Darsena, tra cui quello dedicato a Dax fatto la settimana successiva al suo omicidio.

immagini murales del 13 ottobre 2007 in piazza Vetra- parco delle Basiliche

Dopo la fine del presidio in piazza Vetra, nel parco delle Basiliche, luogo simbolo delle politiche sicuritarie, è uno dei primi parchi recitantati, video sorvegliati e chiusi di notte, sono stati fatti dei murales che rivendicano la memoria e l'identità antifascista presente nelle città: uno dedicato a Dax e Giovanni Pesce, e a tutti gli antifascisti, e un'altro per la libertà degli arrestati dell11 marzo 2006

Murales per Dax e Pesce in piazza Vetra- Parco delle Basiliche – 13 ottobre 2007

Dax torna nelle strade

la memoria non si cancella

per info

http://indy-lo.ortiche.net/?q=node/1598

http://www.infoaut.org/news.php?id=672

(per altre immagini vai alla sezione risorse)

 

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MILANO 13 OTTOBRE 2007 DAX VIVE DALLE 14 IN DARSENA

13 ottobre 2007

comunicato_13_definitivo.doc

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12 OTTOBRE 2007

12 ottobre per dax

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LA MEMORIA NON SI CANCELLA ASSEMBLEA LUNEDI 8 OTTOBRE

LUNEDI 8 OTTOBRE ALLE ORE 21 ASSEMBLEA PRESSO LA CASCINA OCCUPATA IN TORCHIERA PER IL MURALES DI DAX.

CONTRO LA GUERRA AI MURALES DELLA GIUNTA MILANESE CONTRO LE POLITICHE SICURITARIE

COSTRUIRE CONFLITTO PASSARE ALL'AZIONE

contro la cancellazione del graffito per Carlo Giuliani in via Bramante e per rifare quello per Dax in Darsena aderisci alla petizione http://www.petitiononline.com/urbanvis/petition.html

visita il sito http://profile.myspace.com/index.cfm?fuseaction=user.viewprofile&friendid=130010026MILANO PER DAX

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RESOCONTO UDIENZA DEL 5 OTTOBRE PER MOBILITAZIONE DEL 11 MARZO 2006

Pubblichiamo il resoconto dell'udienza del 5 ottobre 2007 per la mobilitazione antifascista dell'11 marzo 2006

Milano 5 ottobre 2006 si entra nel vivo del processo d.doc

Ricordiamo i prossimi appuntamenti

21 ottobre e 26 ottobre incontri al Barrio'S su repressione e processi

convegno.doc

26 ottobre presenza in aula dalle ore 9 per la seconda udienza

8 novembre presenza in tribunale per la sentenza del processo d'appello

 

SOSTIENI GLI ANTIFASCISTI

PASSA ALL'AZIONE

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CHE GUEVARA VIVE

Ernesto Che Guevara viene fatto prigioniero l'8 ottobre del 1967 è portato nella scuola di La Higuera in cui rimane fino al 9 mattina; venne informato dell'arresto il Presidente della Bolivia, che alle nove di sera si reca dall'ambasciatore degli Stati Uniti a La Paz e alla sua presenza telefona a Washington: la risposta fu che il Che doveva morire e subito, perché costituiva un grave pericolo per gli interessi degli Stati Uniti e della Bolivia. I motivi? L'opinione pubblica internazionale si sarebbe potuta mobilitare, gruppi di comunisti fanatici avrebbero potuto cercare di liberarlo e la Bolivia si sarebbe agitata. Era preferibile la sua morte, la sua distruzione totale. Un duro colpo per Cuba e per i movimenti rivoluzionari dell'America Latina, dissero! Decisero quindi di ucciderlo. Félix Ramos era un traditore, di origine cubana, agente della Cia, e partecipò all'uccisione del Che. I testimoni dissero che quando cercarono d'interrogare il Che usando la violenza, fu proprio lui che gli strappò parte della barba. Il Comandante, come suo solito, si ribellò; gli legarono le mani prima davanti e poi dietro, e il Che sputò in faccia proprio a Félix Ramos. In una delle foto che gli fecero prima di ucciderlo, si vede chiaramente che una parte della sua famosa barba gli era stata strappata. Gli spararono all'una e dieci del giorno 9. Nel pomeriggio il cadavere venne trasportato a Valle Grande nell'ospedale Señor de Malta, dove gli tagliarono le mani per permettere ai periti argentini di fare le prove dattiloscopiche. Gli agenti della Cia volevano tagliargli anche la bella testa per inviarla negli Stati Uniti, ma i medici di Valle Grande si opposero e il cadavere venne dapprima esposto a Valle Grande e poi sepolto in un luogo segreto, in una fossa comune, nei pressi dell'aeroporto di quella città

 

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DOSSIER CONTRO LA DESTRA NEL BRESCIANO

E' scaricabile dal blog il dossier contro le presenze intolleranti e xenofobe e Brescia e provincia

sostieni gli antifascisti passa all'azione

iniziativa a Brescia 18 agosto

dossier brescia.pdf

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UDIENZA 11 MARZO

La storia scritta dai Giudici

Giornata intensa: mentre a Genova i pm riscrivono la storia del G8 cercando di condannare 25 persone di devastazione e saccheggio, a Milano è andata in scena un'altra mini “storia d'Italia by Giudici Italiani” [d'altronde ne ha scritta una il camerata, poi compagno Indro Montanelli e vabbè, ora pure Bruno Vespa (!!!) vuoi che non la scrivano i giudici che lo fanno da sempre? ] relativamente ai fatti dell'11 marzo 2006.

Perché poi alla fine giornalisti, giornalisti televisivi (i peggio di tutti, come dice il buon Biondillo sono i giornalisti sportivi televisivi…:-) e soprattutto anche scrittori, specie di sinistra, e diciamocelo, interpretano la storia proprio partendo dalla verità giudiziaria, spesso unica ad affermarsi. La verità giudiziaria è la verità dei Giudici, suggerita dai Pm e scritta con ordinanze, sit, perizie, analisi, informative, dalle forze dell'ordine. E' la storia scritta da una parte ben precisa della nostra società. E' la storia scritta e ribadita che oggi, per altro, si inserisce in un circuito di gestione di informazioni e immaginari, ancora più perverso di un tempo, perché la Comunicazione si è molto complicata, e asservito alla finta Morale che ci vuole, o buoni o cattivi.

Ecco, sta accadendo questo: a Genova e Milano si stanno scrivendo pezzi della nostra storia e la stanno scrivendo altri. Oggi il Sostituto Procuratore Generale di Milano ha fatto la sua arringa nella prima udienza di appello per il processo 11 marzo (18 condanne a 4 anni). Ha ovviamente richiesto le stesse pene, ma ha sollevato un dubbio.

In pratica ha detto: “Secondo me c'è la devastazione, ma mettiamo non ci fosse devastazione e saccheggio, c'è pur sempre quel cazzo di incendio dell'An Point (vuoto), a costituire una cosa gravissima, quindi tutti colpevoli”.

Al di là di aspetti processuali su cui ognuno può farsi la propria idea leggendo le carte (su supporto c'è tutto), è evidente come Milano e Genova, abbiano una valenza ideologica in due direzioni: a Genova magistrati democratici, in soldoni, dicono “tutto ciò che è a sinistra del Comitato Centrale del Partito non è lecito, devastatori del cazzo!” (dicono anche molto altro, ma aspettiamo che finiscano la requisitoria per capire bene il quadro generale e provare a trarre qualche conclusione); a Milano si dice: “Non si può, cioè non si può fare una roba del genere a Milano, perché non si può e basta, non si può soprattutto nel centro dello shopping, insomma è una questione Ideologica e di Immagine, c'erano le elezioni, ci sono dei calcoli politici che voi neanche immaginate, quindi zitti per favore, ché abbiamo da confondere le idee all'opinione pubblica e se permettete è un lavoro di merda, ma bisogna farlo”. La legge, ipocrita per natura, poiché espressione di ipocrisie politiche, storiche e sociali, permette rappresentazioni immaginifiche impensabili, grazie a questo reato così vecchio, ma così nuovo nella sua applicazione, che è quello di devastazione e saccheggio. "Politica? Macché, Siete Barbari, dei Mostri", in pratica.

Da registrarsi infine una buona presenza di pubblico, qualcuno si aspettava di più. Mancavano alcuni “buoni” che probabilmente dopo essersi strappati tutti i capelli qualche tempo fa, hanno trovato di meglio da fare. Forse erano dal parrucchiere.

Dal blog [Shanghai – Genova – Milano] 5 ottobre 2007

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Mentre a Genova vola la merda, a Milano speriamo torni il bel tempo

A Genova tra procura e difese dei poliziotti implicati nell'irruzione alla Diaz vola letteralmente la merda, complici pennivendoli e gente che continua a preferire una finta buona fede di gente in divisa che la cruda verità delle persone normali, a Milano domani venerdì cinque ottobre 2007 inizia il processo di appello per i fatti dell'11 marzo. L'11 marzo un gruppo di 200-300 persone circa ha cercato di impedire che circa mille neofascisti sfilassero nel centro della città. Non riuscendo a raggiungerli per l'imponente schieramento di polizia in piazza Oberdan (Porta Venezia), i presenti hanno eretto delle barricate e ingaggiato un rapido scambio di lanci con le forze dell'ordine (durato in tutto 30 minuti). Durante la carica le forze dell'ordine hanno arrestato 45 persone, di cui un terzo sono state rilasciate perché non c'entravano nulla facendosi però qualche giorno di galera, un altro terzo è stato assolto perché non vi era una sola prova che avessero fatto alcunché, un terzo è stato condannato a 4 anni (ovvero 8, ridotti a 6 per le attenuanti e a 4 per il rito abbreviato) per devastazione e saccheggio. Questi ultimi hanno almeno una foto che li ritrae travisati in piazza (notare che sono stati sparati decine di lacrimogeni). Solo due o tre di questi hanno foto in cui lanciano uno o due sassi. Nessuno di questi si e' reso protagonista di incendi, di lancio di razzi, o di lancio di bombe carta imbottite di chiodi (che non ci sono mai state, dato che la foto a cui viene associato questa affermazione della polizia è in realtà il tipico cartone in cui ti vendono i chiodi a tre punte in un qualsiasi ferramenta). Quattro anni per essere presente a una manifestazione che degenera. I naziskin che hanno accoltellato quattro persone fuori da conchetta (di cui due in pericolo di vita) hanno visto in appello derubricato il tentato omicidio in lesioni: due anni e condizionale. Forse l'indicazione è: smettetela di giocare e datevi sul serio alla barbarie. Dovremmo tenerne conto.In occasione del processo contro i 29 imputati per devastazione e saccheggio per i fatti dell'11 marzo, complici le elezioni e un sempre più spinto moralismo che confonde violenza e sicurezza, barbarie e legalitarismo, nonché la contemporaneità delle elezioni comunali, nessuno ha avuto la coscienza di affermare che l'uso politico dei reati del codice penale è ormai totalmente fuori controllo. Il comitato dei genitori e i pochi che si sono spesi per difendere le persone accusate sono stati lasciati sostanzialmente da soli per mesi, mentre 27 persone (di cui poi 9 assolte) passavano mesi in galera. Ora è passato del tempo. Non ci sono più le elezioni. Non c'è più lo shock mediatico di mezza barricata che brucia in mezzo alle vetrine di Milano. E' tempo di ridare alle persone la loro libertà per una cosa che non è come la si è voluta dipingere con la complicità di Basilone (il pm titolare dell'inchiesta) e dei favori che deve ai carabinieri (che sono i veri "spingitori" dell'inchiesta). E' tempo per tutti di ammettere di essere stati vittima di un abbaglio misero e moralista, e di aver lasciato soli persone che non lo meritavano. E' ora di capire che se un tentato omicidio diventa lesioni, allora le nostre accuse per devastazione e saccheggio, rapina, e chi più ne ha più ne metta dovrebbero smettere di esistere. A meno che le "toghe rosse" continuino a operare come quando c'era il PCI, per eliminare tutti coloro che stanno a sinistra e per mettere in difficoltà mediatica, ma senza colpire veramente gli avversari politici che però combattono per le stesse poltrone. A buon intenditor… Da http://nero.noblogs.org/

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