12 Dicembre 2006 – Milano – Per non dimenticare

12 DICEMBRE 2006 MILANO

PER NON DIMENTICARE

 
A 37 anni dalla strage di Piazza Fontana, strage simbolo della strategia della tensione, vogliamo ribadire la verità  su ciò che essa ha rappresentato e che simboleggia tutt’oggi.

Una verità drammatica e scomoda che lentamente viene dimenticata e stravolta, e che è necessario tornare a denunciare con forza: una strage di stato, eseguita da terroristi fascisti.

12 DICEMBRE 2006 MILANO

PER NON DIMENTICARE

A 37 anni dalla strage di Piazza Fontana, strage simbolo della strategia della tensione, vogliamo ribadire la verità  su ciò che essa ha rappresentato e che simboleggia tutt’oggi.

Una verità drammatica e scomoda che lentamente viene dimenticata e stravolta, e che è necessario tornare a denunciare con forza: una strage di stato, eseguita da terroristi fascisti.

Una verità che, mutate le condizioni politiche e sociali, viene rimessa in discussione,   principalmente da una destra che, in un tentativo di rilettura complessiva della storia del nostro paese, cerca di riabilitarsi e assolversi rovesciando le proprie responsabilità, come per l’attentato alla stazione di Bologna nel 1980, rilanciando una fantomatica “pista palestinese”.

Anche la sinistra, i partiti e il ceto intellettuale che la rappresenta, si rende complice, tacendo o rinnovando teorie dietrologiche o parlando di “deviazioni” e misteri.

Al contrario, nel tempo le responsabilità materiali, politiche e morali di quella che oggi definiamo la strategia della tensione sono emerse chiaramente rendendo evidenti i ruoli dei neofascisti, tanto quanto quelli di chi li ha coperti e utilizzati, sia degli apparati militari che istituzionali.

La strage di Piazza Fontana è il punto culminante di una stagione che si è sviluppata attraverso una serie di attentati. In una fase in cui si registrava un avanzamento delle spinte progressiste dei movimenti dei lavoratori e degli studenti e un’affermazione delle organizzazioni politiche di sinistra, veniva sviluppato un progetto reazionario in cui apparati dello Stato e dell’Esercito, legittimati dai responsabili politici (Ministero degli Interni e della Difesa in primo luogo) e appoggiandosi su elementi neofascisti, cercarono di far scivolare il paese in un caos sociale permanente. Una situazione di instabilità ed emergenza che poteva favorire svolte autoritarie, anche tramite un eventuale golpe.

In questo contesto i neofascisti, che già l’indomani della Liberazione avevano barattato la loro possibilità di espressione politica con l’arruolamento subalterno nelle file della crociata anticomunista e contro i lavoratori, assumono un ruolo da protagonisti. Attraverso gli attentati operano da agenti della stabilizzazione reazionaria, costituendo organizzazioni organicamente legate agli apparati dello Stato svolgendo il ruolo di esecutori materiali dei loro piani terroristici, prestandosi anche ad operazioni di infiltrazione e provocazione: una consapevole partecipazione ad un progetto di dominio e al suo sviluppo autoritario. 

La strage di Piazza Fontana è una ferita ancora profonda nella memoria della nostra città, una ferita che il tempo non deve rimarginare. Rappresenta la sintesi dell’operato dei fascisti in Italia, le loro connivenze e protezioni negli apparati repressivi e politici.  I fascisti  come manovali del terrore: quel terrore che le classi dirigenti hanno alimentato per reprimere un vasto movimento sociale, che voleva promuovere una trasformazione progressista della società e un miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro.

Ma cosa lega il lavoro di monitoraggio antifascista e di contrasto della presenza xenofoba e razzista nell’anno 2006 con la strage di Piazza Fontana avvenuta 37 anni fa?

Sul terreno della memoria si gioca una partita fondamentale in cui il pericolo non consiste solo in una pericolosa revisione di alcuni periodi storici (il Ventennio, la lotta di Liberazione, gli Anni ’70, ecc)  stravolgendone ruoli e responsabilità. Vengono così riabilitati i protagonisti, le idee e le ideologie che stavano dietro alla lunga stagione di attentati che hanno insanguinato la storia recente del nostro paese: un'operazione in tutto e per tutto funzionale al consolidamento di una prospettiva autoritaria e conservatrice.

Da sempre e per sempre strutturali al riprodursi del sistema di dominio e sfruttamento vigente, ritroviamo oggi molti personaggi riconducibili alla stagione delle Stragi nello stato maggiore della destra radicale: Rauti fondatore della Fiamma Tricolore, Tilgher con il Fronte Nazionale, Fiore con Forza Nuova.

Un terreno su cui tutte le componenti della destra investono molto costruendo un tentativo di revisionismo che miscela rivisitazioni storiche con saggistica e libri di memoria promuovendo appuntamenti culturali, produzioni massmediatiche fino ad arrivare a iniziative di piazza.

Ricordare quindi che la strage di Piazza Fontana fu opera dei fascisti di Ordine Nuovo, organizzazione legata ai servizi segreti italiani ed ispirata dagli apparati dello Stato in chiave anticomunista ed antioperaia, è il passaggio fondamentale per riaffermare i valori di giustizia e progresso che appartengono agli antifascisti e alle antifasciste. Significa quindi ribadire la propria critica al sistema di dominio vigente e alle basi politiche e sociali su cui  poggia.

L’intervento che è necessario costruire deve coniugare un piano di dibattito prettamente politico, di smascheramento e inchiesta, al contrasto della presenza xenofoba ed intollerante nei territori.

La panoramica della situazione della destra radicale milanese, e non solo di matrice (neo)fascista, evidenzia un aspetto fondamentale: a fianco di luoghi immediatamente riconducibili alle formazioni neofasciste e reazionarie, quali le sedi politiche e le librerie, abbiamo “scoperto” un livello apparentemente svincolato dalla politica, ma legato ad essa da un rapporto continuo di interscambio. Legami dati da personaggi, protezioni e interessi, che costruiscono una rete che va dalle più famose palestre di arti marziali ai vari locali della Milano da bere e alcuni “circoli culturali”. La destra a Milano è un insieme composito e complesso in cui convivono strutturalmente esponenti della destra istituzionale, di tutti i partiti, con militanti neofascisti di formazioni quali Forza Nuova o Fiamma Tricolore, lobby economiche di potere con vecchie conoscenze dello squadrismo e dello stragismo nero, passando per i fondamentalisti cattolici.

Un confine, tra destra radicale e destra istituzionale, che non esiste più (ma è poi mai esistito?). Entrambe schierate su un comune terreno di proposta ed azione, incarnano e difendono gli interessi economici delle lobby dominanti in città.

Dentro questa realtà c’è anche un bel negozio di borse in galleria Vittorio Emanuele, Oxus.

Un articolo inchiesta dell’Espresso di ormai un anno fa, che riportiamo di seguito, spiega come dietro a questo negozio, collegato ad altre boutique sparse sul territorio nazionale, ci sia una vasta attività economica, di produzione e commercializzazione di prodotti in pelle, di borse griffate, riconducibile a Delfo Zorzi.

Chi è Delfo Zorzi?

È uno dei tanti neofascisti protagonisti della stagione delle stragi nere a cavallo tra anni sessanta e settanta. Prima militante dell’organizzazione Ordine Nuovo, struttura responsabile degli attentati, successivamente collaboratore dell’organo della Democrazia Cristiana, il Popolo, attualmente miliardario commerciante in pellame con il fratello. Condannato in primo grado quale esecutore materiale per la strage di Piazza Fontana e assolto in appello (le prove a suo carico vennero considerate “incomplete”), rinviato a giudizio per la bomba di Piazza della Loggia a Brescia durante un comizio sindacale, è oggi latitante al sicuro in Giappone, .

Il problema non è solo Delfo Zorzi.

Risulta non immediatamente comprensibile come un negozio riconducibile ad un latitante, sotto processo per strage e condannato in via definitiva a reati legati a fatti di terrorismo nero, possa essere in locali di proprietà del comune di Milano, beneficiare di un comodato con un affitto davvero vantaggioso e ricevere con onore la visita del vice sindaco DeCorato.

Il “caso Zorzi” è il paradigma della presenza della destra nella nostra città: un personaggio con un passato pesante da estremista fascista appartenente ad Ordine Nuovo può tranquillamente fare affari con l’avvallo e la protezione della destra istituzionale che governa la nostra città.

Questo dato ci fa immediatamente ricordare altri protagonisti della stagione dello  squadrismo e dello stragismo presenti a Milano. Primo fra tutto Lino Guaglianone, condannato come tesoriere dei NAR, candidato in Alleanza Nazionale alle Europee del 2005 e in Alternativa Sociale per la Mussolini alle politiche del 2006, e interno a decine di consigli di amministrazione di aziende  e titolare di svariate attività commerciali a Milano.

Una città che tollera la presenza e il proliferare di luoghi di intolleranza è una città destinata a ripiombare in una stagione di violenza e di restringimento delle libertà collettive.

Le aggressioni fuori dalle scuole o a semplici lettori del Manifesto, gli accoltellamenti di militanti di sinistra, gli attentati incendiari alle sedi dell’ANPI e a diversi centri sociali, nascono e si sviluppano in un terreno reso fertile dalla politica e dalla propaganda delle parti più retrive e conservatrici di questa società, ma anche dal nostro silenzio e dalla nostra inattività.

Ricordare diventa il primo passo per contrastare il proliferare di fascisti e razzisti.

Ricordare i loro legami politici ed economici significa comprendere cosa rappresentano ancora oggi, a chi sono funzionali e chi li protegge.

Ricordare significa ancora oggi, a 37 anni di distanza, chiedere giustizia e verità per le vittime della strage alla Banca della Agricoltura del 12 dicembre 1969 e di tutte le altre stragi, al ferroviere Pinelli ucciso nella questura di Milano e a tutti coloro morti per mano della repressione e dei fascisti.

LE STRAGI SONO DI STATO I FASCISTI SONO TERRORISTI

ORA E SEMPRE RESISTENZA

CON DAX E RENATO NEL CUORE

 

 

 Milano, 11 dicembre 2006

Antifascisti e Antifasciste

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