VERITA’ E GIUSTIZIA PER FEDERICO MERCOLEDI 20 GIUGNO ORE 9 TRIBUNALE DI FERRARA

20 MAGGIO 2007 (580 giorni)

Caro Federico, dopo 580 giorni ora sento la necessità di dover incontrare, vedere e ascoltare, INSIEME A TE, davanti ad un giudice, TUTTI quegli attori di quell’orribile, infame, vigliacca, disgustosa, ipocrita, indifferente domenica mattina, di quel pazzesco 25 settembre 2005.L’udienza preliminare si terrà il 20 giugno 2007, alle ore 09,00 presso il Tribunale di Ferrara. Dal blog per Federico http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/federico_aldrovandi

 
 
Dal Corriere della Sera  di Marco Imarisio
30 maggio 2007
 
Per 4 agenti l'accusa è di aver provocato il decesso del giovane
Federico, svolta nell'inchiesta
Ferrara, trovate altre prove nella cassaforte della polizia: sette
tamponi con il sangue della vittima e documenti clamorosi
 
 
Federico Aldrovandi
FERRARA - Le sorprese erano chiuse in cassaforte. Ci sono novità sulla
storia di Federico Aldrovandi, lo studente diciottenne che il 25
settembre 2005 morì a Ferrara dopo essere stato fermato dalla polizia.
Tutto era pronto per l´udienza preliminare che il prossimo 20 giugno
deciderà se mandare a processo quattro agenti accusati di omicidio
colposo. Ed invece, dalla questura arrivano nuovi reperti, sconosciuti
agli atti dell´inchiesta. Dagli «originali » delle telefonate ai
tamponi imbevuti del sangue del ragazzo. E con essi affiorano dubbi e
sospetti, ai quali dà corpo Alessandro Gamberini, legale della famiglia
del giovane: «È la prova di come in questa inchiesta il materiale di
indagine sia stato accuratamente selezionato, dato o non dato a seconda
della convenienza. Per fortuna qualcosa è cambiato». Aldrovandi muore a
Ferrara, in via Ippodromo, dopo aver trascorso la notte in un centro
sociale di Bologna. Così ricostruiva i fatti una nota della questura:
«Alle 6.25 personale di Polizia interveniva su segnalazione di alcuni
cittadini che avevano riferito del comportamento strano di un giovane.
Poco dopo, il giovane è stato colto da malore».
? La vicenda
Caso chiuso. Morto per cause naturali, durante il trasporto in
ospedale. Overdose, si dirà poi. Tre mesi dopo Patrizia, la madre di
Federico, apre un blog per chiedere nuove indagini. Emergono
testimonianze che parlano di un controllo piuttosto energico da parte
degli agenti intervenuti. Secondo i consulenti della famiglia ci
sarebbe stata una violenta colluttazione tra quattro agenti e
Aldrovandi, sottoposto ad una immobilizzazione forzata con
schiacciamento della cassa toracica. Il 9 gennaio 2007 c´è la richiesta
di rinvio a giudizio per quattro poliziotti. La partita giudiziaria si
giocherà su perizie mediche e sulle diverse ricostruzioni degli orari.
Anche per questo, è di grande onestà e pulizia la nota datata 2
febbraio 2007 della Squadra mobile di Ferrara che accompagna le nuove
rivelazioni. Scrive il dirigente: «In data odierna ho avuto accesso,
per la prima volta, al registro degli interventi del 113 relativo al
periodo di indagine, fino ad oggi custodito nella cassaforte dell´Unità
di polizia giudiziaria». Per una circostanza fortuita, si apre così,
«per la prima volta», lo scrigno che contiene gli originali degli atti
compiuti quel 25 settembre 2005.
Il catalogo è questo: ci sono tutti i brogliacci delle telefonate
effettuate dagli agenti, e gli orari del loro intervento nel luogo dove
Federico Aldrovandi cominciava la sua agonia. La Squadra mobile li
mette a confronto con i documenti «puliti» che sono stati poi allegati
agli atti dell´inchiesta. E scopre che tra la copia «in brutta» e
quella in bella, ci sono differenze sostanziali. Sull´orario dell´
arrivo della prima pattuglia, i cui agenti sono accusati di aver
pestato Aldrovandi: «Doverosamente si deve rilevare come il foglio di
intervento originale, annullato con dei segni trasversali a penna, è
parzialmente difforme» da quello poi trascritto agli atti. «In
particolare, la difformità è relativa all´orario in cui è stato dato
l'intervento, e la correzione fatta a penna contrasta con i fogli
successivi ». Il nuovo questore di Ferrara, Luigi Savina, uno dei
poliziotti più stimati dal Viminale, mette per iscritto di non aver
chiesto «per ora» una relazione sull´accaduto ai due ispettori che
hanno firmato i rapporti solo perché consapevole che anche la Procura
ha un procedimento in corso sui modi con i quali è stata effettuata l´
indagine sulla morte di Aldrovandi. Dal carteggio custodito in
cassaforte spuntano anche due lettere «manoscritte in originale», che
sono riferibili alle attività di sopralluogo compiute la mattina del 25
settembre-Aldrovandi morì poco dopo l´alba-«ma non risultano finora
essere state inviate alla autorità giudiziaria».
L'ultima scoperta è forse la più clamorosa. La questura comunica di
aver ritrovato anche sette tamponi intrisi di sangue «relativi al
giovane Aldrovandi» conservati da ormai due anni nei frigoriferi della
Polizia scientifica, e mai messi agli atti. In una vicenda dove
autopsie, perizie mediche e sopralluoghi contano molto, è un dettaglio
che potrebbe avere la sua importanza.
 
 
 
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